Eccola finalmente, la nostra Alice Chiara, in arte Viola Mirtillo, sempre sorridente, che di cultura e di vegana sa tutto o quasi. La felice collaborazione con Pane e Tempesta prosegue a gonfie vele, così abbiamo pensato di intervistare Alice per scoprire qualcosa in più sul suo mondo #senzaderivatianimali e magari imparare qualcosa di nuovo.
D. - Come
hai iniziato ad occuparti del vegan? Interesse, necessità o moda?
R. - Moda
assolutamente no, è stata semplicemente una presa di coscienza, di natura etica.
Quando tre anni e mezzo fa
ho aperto gli occhi e ho capito la sofferenza che provocava la mia
alimentazione, ho deciso di cambiare e basta.
Infatti
quando mi domandano se è un sacrificio essere vegan, rispondo di no, perchè è
stata un'evoluzione mia personale assolutamente naturale.
Ricordiamo
che essere vegan non è una dieta, nè una scelta alimentare, è un modo di vivere.
D. - Ti
sei sempre occupata del food o anche di altro?
R. - In
realtà no, ho cominciato ad interessarmi alla cucina solo nel passaggio a vegan.
Prima
non mi piaceva affatto cucinare e non ci dedicavo granché del mio tempo, ero
una da "4 salti in padella" per intenderci.
Nel
cambio di alimentazione però mi sono trovata "costretta" a
sperimentare per forza di cose. I piatti pronti vegan mi hanno sempre lasciata
interdetta, trovare cibo vegan pronto e pure buono era un'impresa epica, quindi
mi sono buttata e ho cominciato a cucinare e sperimentare, inizialmente con
risultati tragicomici. Poi pian piano ho cominciato a preparare cose decenti,
fino ad arrivare a preparare piatti davvero buoni, e mi sono resa conto di
quanto mi piacesse.
Poi
l'incontro decisivo, quello con il lievito madre, di cui mi sono follemente
innamorata.
L'amore
per l'arte bianca è stato fondamentale nel farmi intraprendere questa strada.
D. - Dove
hai studiato e/o approfondito l'argomento?
R. - In
realtà non ho mai studiato ne fatto corsi particolari, tutto quello che faccio
è il risultato di una ricerca personale e totalmente amatoriale.
Non
sono una maestra nè tanto meno una tecnica, quello che faccio ed insegno ai miei
corsi, è per pura condivisione, con profonda umiltà porto la mia ricerca, frutto
di esperimenti ed intuizioni che non hanno in se nessuna base.
A
volte però credo che la mia fortuna sia stata proprio non avere una base
"classica" nella pasticceria, non ho lavorato sulla sostituzione ma
sulla creazione, cosa che forse può risultare più difficile per chi ha
inculcato in testa l'uso di prodotti animali e non si capacita di come sia in
realtà possibile sostituirli ottenendo dolci buonissimi.
Ne
è una prova la crostata vegana che ho creato qualche tempo fa, sono riuscita ad
ingannare pure mio padre con quella, che vi assicuro essere un grande
estimatore della crostata tradizionale.

D. - Con
chi hai lavorato/collaborato?
R. - Ho
collaborato con alcuni maestri dell'arte bianca, sempre sul discorso vegan.
Ma
ho lavorato soprattutto da sola, supportata dagli insegnamenti di un caro amico
appassionato di pasticceria, Augusto, un uomo di grande generosità e di una
bravura senza limiti, che mi ha aiutata, donandomi le sue conoscenze.
Uno
dei pochi conosciuti di persona che posso realmente definire
"maestro", almeno nei miei confronti.
D. - Come
hai conosciuto Fabrizio Franco?
R. - In
realtà prima di conoscere lui, ho conosciuto sua sorella, Gabriella.
Per
puro caso mi chiese l'amicizia su facebook dopo aver visto delle foto di dolci
vegan da me preparati, scattate al panificio Bonci. Essendo da poco vegana, ha
cominciato a seguirmi, poi ci siamo conosciute di persona durante una sua
visita a Verona e ci siamo sentite subito in grande sintonia.
Cosi
ci siamo promesse di incontrarci quando fossi scesa nuovamente a Roma.
Ad
Ottobre sono riuscita finalmente a tornare nella capitale, e per una serie di
casualità, sono finita proprio per essere ospite da lei qualche giorno.
Durante
quei giorni mi ha ovviamente portata anche a Farrozero per conoscere finalmente
Fabrizio.
Abbiamo
chiacchierato delle nostre esperienze, del nostro concetto di lavoro e di
condivisione, ed è nata subito una fortissima empatia, probabilmente proprio per
il nostro modo simile di intendere determinati principi.
Da
quel momento è stato un susseguirsi di eventi che ha portato prima alla nuova
apertura di Pane e tempesta, e di conseguenza ad una mia collaborazione con
loro. Il tutto è avvenuto in modo naturale, senza forzature come se fosse
semplicemente una cosa che doveva concretizzarsi e basta.
D. - Progetti
per il futuro?
R. - Al
momento sono molto concentrata sui corsi, che tengo un pò per tutta Italia, e
che mi danno profonda gioia e soddisfazione. Ho scoperto che insegnare mi piace
tantissimo, sia agli adulti che ai bambini, con cui ogni tanto organizzo dei
corsi divertenti per insegnare loro semplici ricette con prodotti sani,
cercando anche di trasmettere la mia passione, accompagnandoli alla scoperta della
loro creatività.
Come
naturale è stata la nascita della mia collaborazione a Pane e Tempesta, allo
stesso modo lo è stato il pensiero di gestire e condividere i corsi con
Fabrizio, fondendo le sue compretenze tecniche con le mie strampalate ma
riuscite intuizioni.
Credo
ne nascerà qualcosa di veramente interessante.
